Cipa-At Piemonte, Attualità e valori dell’agricoltura sociale, a Castelnuovo Calcea

Viene da lontano ma guarda al futuro il versante sociale dell’agricoltura. La storica e tradizionale capacità delle campagne di accogliere e integrare si arricchisce, man mano che il tempo passa, di nuove declinazioni, dalla didattica delle coltivazioni all’educazione all’ambiente, dalle opportunità lavorative per soggetti disagiati a quelle per chi è in cerca di lavoro. Un mondo complesso che vale la pena di valorizzare, far conoscere e sostenere, di cui si è diffusamente discusso nei giorni scorsi nella sede Cia di Castelnuovo Calcea, nel corso di un workshop organizzato dal Cipa-at Piemonte intitolato “Agricoltura sociale. Il futuro ha un cuore antico”.

Protagonisti del dibattito, oltre al presidente provinciale del Cipa-at, Ivano Andreos ed al presidente provinciale della Cia, Alessandro Durando, il vicepresidente nazionale vicario della Cia, Cinzia Pagni anche in veste di responsabile di Ases Cia, Massimo Fiorio, primo firmatario della legge sull’agricoltura sociale approvata nel 2015, l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Asti, Mariangela Cotto e la referente del Forum nazionale per l’Agricoltura sociale, Giuliana Colussi.

“Alla legge siamo arrivati – ha spiegato Massimo Fiorio – perché ci siamo resi conto che era venuto il momento di mettere ordine in un settore che rivestiva importanza sociale crescente sotto più di un aspetto: il welfare, l’accoglienza, il lavoro per persone con disagi fisici e psichici, il rispetto e la tutela dell’ambiente. Il tutto con l’obiettivo di dare vita da un comparto che tendesse a fare imprenditoria puntando alla totale sostenibilità economica favorita, almeno nella fase d’avvio, da finanziamenti pubblici”.

Della necessità di dare risposte serie e credibili alle crescenti richieste di “aiuto” che vengono dal territorio soprattutto per quanto riguarda lavoro, integrazione e inserimento per le generazioni al di là dell’età scolare, ha parlato Mariangela Cotto indicando nell’agricoltura e nella ristorazione i due settori che maggiormente possono svolgere una funzione sociale di grande rilevanza e che devono quindi essere sostenuti con piena convinzione dalla istituzioni.

I tanti impegni e progetti della Cia in campo sociale sono stati invece gli argomenti illustrati da Cinzia Pagni che ha sottolineato la complessità del comparto dell’agricoltura sociale “sovente attuata nelle aziende in modo quasi ovvio, come se la cosa fosse del tutto naturale”. “In realtà i problemi sono molti – ha affermato il vicepresidente nazionale Cia – e la Confederazione sta affrontando quelli ritenuti più urgenti e importanti come nel caso del recupero di persone disagiate, la vigilanza sui rischi di caporalato, il non sempre facile rapporto con le cooperative sociali”. “Proprio in questi mesi – ha concluso – la Cia sta redigendo il censimento dei lavoratori immigrati impiegati nelle aziende della Confederazione per poter elaborare un progetto finalizzato alla loro piena integrazione”.

Un importante esempio di modello di agricoltura sociale è stato infine testimoniato da Giuliana Colussi, illustrando le vicende di un progetto “nato dal nulla” dieci anni fa a San Vito al Tagliamento, in Friuli, e che oggi è un’azienda agricola a tutto tondo che occupa diverse decine di persone, tra immigrati, soggetti disagiati o in cerca di prima occupazione. “Rispettando rigorosamente i principi di giustizia e di eguaglianza – ha affermato – si è realizzato un nuovo modello di agricoltura che, anche grazie al coinvolgimento degli enti locali e dell’Asl, si è basato su criteri di innovazione fornendo servizi e creando forme alternative di commercializzazione”.

Le conclusioni dell’incontro sono state tratte dal presidente nazionale della Confederazione, Dino Scanavino, che ha richiamato l’attenzione della politica, finora assai distratta sul tema, perché sostenga le varie forme di agricoltura sociale che oggi costituiscono un importante elemento di tenuta sociale al di là della produzione di cibo. “Le istituzioni devono capire – ha sottolineato – che l’agricoltura in genere e quella sociale in particolare, costituisce oggi un fondamentale presidio per la tutela del paesaggio e la difesa dell’ambiente e che come tale deve dunque essere sostenuta e promossa”.