La Festa del Belbo, una lezione sulla natura e sulla prevenzione

Giovedì 5 ottobre si è svolta la “Festa del Belbo” presso le casse di espansione, costruite per difendere Canelli dalla rovinose alluvioni che periodicamente hanno devastato la città con particolari danni nella zona urbanizzata nel letto del torrente.

È un’opera grandiosa, occupa 45 ettari di terreno ed è costata circa 15 milioni di euro. É un rimedio che si spera possa dare sicurezza ai cittadini esposti al pericolo alluvione. Sui bastioni da anni si portano gli studenti delle scuole della valle per la “Festa del Belbo”. Vengono allestiti giochi, laboratori didattici, esposizioni, a cura dell’amministrazione comunale, delle scuole, delle associazioni di volontariato che operano nel campo della protezione civile, del soccorso, della sanità, della cultura ambientale.

La L.I.P.U. di Asti ha proposto ai ragazzi il tema della conoscenza e difesa degli uccelli e per meglio interessarli ha messo loro a disposizione potenti strumenti ottici per osservare a distanza gli uccelli che popolano le casse.

Valle Belbo Pulita ha proposto agli studenti un percorso didattico finalizzato alla prevenzione delle alluvioni, alla difesa della produttività ed integrità del suolo, specie in questo periodo di siccità devastante per la sua microflora e microfauna.

Sono state esposte ed illustrate le caratteristiche e le potenzialità di alcune piante autoctone, adatte a prosperare nelle terre aride. Gli studenti si sono avvicinati ai cartelloni ed al banchetto con attenzione per ascoltare i volontari che hanno esposto alcune tematiche riguardanti la custodia dell’ambiente, seguendo l’esempio del fondatore dell’Associazione Gian Carlo Scarrone che, per molti anni, si è speso con entusiasmo, competenza e gratuità a difesa della purezza delle acque del Belbo e del territorio della valle.

Sul banchetto hanno trovato alcune piante autoctone, particolarmente resistenti alla siccità come il Tarassaco, la Nepetella, la Malva, erbe dall’apparato radicale esteso, capace di scendere nel terreno a notevole profondità dove possono trovare un po’ di umidità anche nei periodi di prolungata siccità.

Alcune di queste erbe, lasciate crescere nei giardini, sono in grado di rimanere verdi anche durante le calde e prolungate estati, senza necessitare di annaffiature, con notevole effetto protettivo del suolo. Con le loro robuste radici a fittone “arano” il terreno anche quando è secco, favoriscono la penetrazione dell’acqua piovana in profondità, per trattenerla invece di riversarla subito nei corsi d’ acqua.

Questo punto è stato trattato con particolare impegno e seguito con maggior interesse dai ragazzi in quanto inerente alla prevenzione delle alluvioni.

Altro argomento trattato ha riguardato il contributo che si può dare al mantenimento della fertilità del terreno conservando sul suolo tutto il materiale organico di scarto non utilizzato per l’alimentazione umana o degli animali.

È il discorso sulla pacciamatura; una pratica antica, purtroppo in disuso nell’agricoltura industrializzata, ma indispensabile sia d’inverno per la protezione dal gelo, sia d’estate per evitare la forte evaporazione dell’acqua a causa dei raggi del sole.

É utilissima inoltre quando ha terminato l’azione protettiva in quanto diventa materiale decomposto che dà vita e cibo alla microflora e alla microfauna attiva nel ciclo della trasmissione dell’energia vitale per il terreno.

Gli stimoli ed i suggerimenti sono stati offerti ed accolti con interesse dagli insegnanti accompagnatori che potranno continuare a sensibilizzare i loro allievi durante le attività didattiche nelle aule scolastiche.