Arrestati due rapinatori di gioiellerie e ricercato un terzo

OPERAZIONE SOSNei giorni scorsi, i carabinieri delle Compagnie di Canelli ed Alba, in collaborazione coi colleghi del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Catania, hanno portato a termine con successo, l’operazione “S.O.S”. (così denominata poiché veniva utilizzato dai rapinatori durante i sopralluoghi sugli obiettivi da colpire, un carro attrezzi) che ha assicurato alla Giustizia due pericolosi malviventi, responsabili di una cruenta rapina ad una gioielleria di Grinzane Cavour ed una tentata rapina ad una gioielleria di Canelli.

Gli arrestati – raggiunti dalla misura cautelare in carcere per il reato di rapina aggravata in concorso, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Asti, su richiesta del P.M. dr.ssa Giulia Marchetti, – sono Guzzetta Antonio 21enne astigiano, Peluso Danilo 24enne catanese, mentre un terzo complice, Bombace Angelo, 24enne catanese, non è stato ancora rintracciato ed è attualmente ricercato. Lo scorso 22 maggio, due malviventi, di cui uno vestito da donna, hanno fatto irruzione armati nella gioielleria Roggero, di Grinzane Cavour, ed hanno assalito il proprietario, colpendolo ripetutamente con inaudita ferocia a tal punto da procurargli molte lesioni, alcune delle quali permanenti e la frattura del setto nasale.

Questa violenta azione è stata posta in essere davanti alle figlie del gioielliere, una delle quali è stata immobilizzata con fascette di plastica mentre l’altra è riuscita a fuggire dal negozio, chiamando immediatamente il numero di emergenza 112. In pochi attimi i rapinatori si sono impossessati del contenuto della cassaforte, svariate migliaia di euro, dandosi poi alla fuga a bordo di una utilitaria rubata che abbandonavano dopo alcuni chilometri.

Un mese dopo, a Canelli, i due malviventi entravano nella gioielleria “PAROS” e, dopo aver chiesto di visionare alcuni gioielli, si scagliavano contro la proprietaria ed una commessa, nel vano tentativo di impossessarsi dei preziosi. Nasceva pertanto una violenta colluttazione che terminava grazie anche al provvidenziale e fulmineo intervento del fratello della titolare di un negozio attiguo alla gioielleria, che riusciva a mettere in fuga i rapinatori senza il bottino.

Tra le due rapine, la cui unica analogia sembrava essere quella della violenza fisica esercitata nei confronti dei titolari, i carabinieri di Alba e di Canelli sono riusciti ad accomunare ulteriori elementi che hanno portato gli investigatori ad ipotizzare che le due rapine avessero una unica regia.

Nonostante le prime testimonianze raccolte sulla rapina di Grinzane Cavour, raccontassero di aver visto allontanarsi dalla zona a forte velocità, un’Audi A3, i militari, visionando le telecamere di videosorveglianza hanno assunto una serie di ulteriori riscontri, riuscendo ad individuare uno dei mezzi utilizzati per la fuga, ovvero un carro attrezzi in uso ad un noto pregiudicato. Lo stesso mezzo appare infatti tra Santo Stefano Belbo e Canelli, proprio il giorno della tentata rapina alla gioielleria Paros di Canelli. I militari hanno notato che il mezzo pesante era “scortato” da un’utilitaria, di proprietà della madre di uno degli arrestati, a bordo della quale si intravedeva un giovane che indossava abiti simili a quelli di uno dei rapinatori, particolare non passato inosservato agli investigatori.

Dalla visione delle telecamere della gioielleria Roggero, i militari hanno evinto un ulteriore elemento oggettivo ovvero il sopralluogo effettuato nei giorni precedenti la rapina, da un uomo che utilizzava le stampelle. L’individuo, secondo le testimonianze raccolte, era entrato anche nella gioielleria di Canelli pochi giorni prima della tentata rapina, per visionare alcune fedi ed uscendo successivamente senza acquistare nulla. L’intento era evidentemente quello di fornire ai complici dettagli importanti circa l’obiettivo da colpire, frutto di una attenta pianificazione delle rapine.

Le attività tecniche che sono state effettuate, hanno consentito di identificare gli altri componenti del gruppo che sono stati denunciati per gli stessi reati. Si tratta dei due autori dei sopralluoghi alle gioiellerie, cioè la madre del Guzzetta e di un altro pregiudicato catanese, che proprio in quel periodo utilizzava le stampelle poiché aveva subito un intervento chirurgico agli arti inferiori.