M5S: la risposta della Giunta regionale sul nuovo Ospedale della Valle Belbo

«Ieri mattina, martedì 29 ottobre 2013, – riferiscono Davide Bono consigliere regionale M5S Piemonte e Paolo Romano deputato M5S Piemonte –  la Giunta regionale ha risposto finalmente all’interrogazione da noi presentata lo scorso mese di luglio sullo stato di avanzamento dei lavori per il nuovo Ospedale della Valle Belbo, di cui abbiamo visitato il cantiere il 19 ottobre. Il nuovo Ospedale di Nizza Monferrato (AT), “Valle Belbo”, ha come nuova data di ultimazione il 5 aprile 2015. La data precedente di consegna era prevista a gennaio 2012. Questo è in linea con quanto riferitoci dalla Direzione ASL durante la nostra visita: inizio attività nel nuovo ospedale a fine 2015. Peccato che non vi siano le risorse per completare i lavori.

I nostri quesiti vertevano principalmente sull’entità delle risorse finanziarie destinate alla sua costruzione, sui tempi di realizzazione e sulle criticità emerse in fase di realizzazione relativamente all’affioramento della falda acquifera nel momento della costruzione del piano interrato. Per quanto riguarda l’allocazione delle risorse siamo al “tutto da rifare”, in quanto nel 2009 sono stati revocati gli impegni assunti, con l’impegno, sinora non rispettato, di ripristinare le assegnazioni negli esercizi finanziari successivi, al fine di assicurare il completamento dell’opera.

L’Assessore ci dice che il 27 marzo 2013 l’ASL AT ha trasmesso un nuovo progetto definitivo che deve ancora essere approvato dalla Giunta regionale, di conseguenza è stato anche ridefinito il piano economico, con un risparmio di circa 6 milioni di euro, per una spesa complessiva di € 32.928.366,43, di cui € 18.191.000,00 (e non più 24) da reimpegnare sul nuovo bilancio regionale entro il 31.12.2013. Peccato che la Giunta faccia confusione, tirando in ballo la soppressione del secondo stralcio (cioè la realizzazione del secondo piano fuori terra), mentre l’ASL ci ha riferito che ci saranno ulteriori economie nella realizzazione della struttura (no pannelli fotovoltaici, riduzione sale chirurgiche, riduzione posti letto, no Risonanza, no area cucine).

D’altronde la Regione ribadisce che al momento non c’è alcuna certezza sul reperimento e reimpegno di queste risorse, sul cui capitolo di allocazione l’Assessorato alla Sanità sta indagando. Insomma bisogna capire se i fondi erano solo stati stanziati senza impegno o se erano stati impegnati ed utilizzati per altri investimenti. Altro punto dolente sono i tempi e i costi di realizzazione dell’opera. Negli ultimi tre anni si è assistito ad una lunga serie di sospensioni dei lavori, sia per motivi climatici che per le necessarie perizie di varianti.
Eventuali ulteriori ritardi riconducibili a responsabilità delle aziende dovrebbero comportare penali pari all’1 per mille del costo complessivo per ogni giorno di ritardo fattivo.

Le varianti ad oggi sarebbero tre: la prima, più consistente, relativa all’intercettazione della falda a -0,5 metri anziché -3 metri dal piano campagna come previsto dagli studi di fattibilità e progettazione preliminare, dal costo di 2,6 ml di euro; la seconda variante, conseguente alla prima, dal costo di 1,9 milioni di €; ignote le motivazioni della terza variante, a costo però invariato. Le aziende avrebbero avanzato una serie di riserve: la prima, più consistente, di 4,2 milioni di € sarebbe stata ricontrattata in due tranche di 0,9 e 0,5 milioni Iva esclusa e ve ne sarebbe una seconda da 1,5 milioni. Ovviamente le nostre indagini e sollecitazioni non finiscono qui.

Vogliamo capire se ci siano stati degli errori nelle indagini idrogeologiche preliminari a riguardo dell’altezza della falda e quindi degli eventuali responsabili delle varianti di 2,6 e 1,9 milioni di € (come mai così pochi sondaggi? come mai i motivi di scarsa portanza del terreno sono stati scoperti solo in sede di variante? a cosa sono servite le prove SPT?), e continueremo a sollecitare l’Assessorato per capire cosa si voglia fare, politicamente, del cantiere.
Abbandonarlo così dopo aver investito oltre 12 milioni di euro sarebbe, a nostro giudizio, un chiaro danno erariale.»

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