Progetto “Atlante Mondiale dei Vitigni”. Una vigna urbana a Canelli

Architetto Marco CavagninoIn 15 aree della città di Canelli sono stati ormai piantumati i vitigni autoctoni del Progetto “Atlante Mondiale dei Vitigni”,  approvato dalla giunta comunale in data 15 aprile 2013 e realizzato dall’architetto Gianmarco Cavagnino.
Il primo, concreto, passo verso la realizzazione dell’Atlante Mondiale dei Vitigni, il grande parco botanico diffuso destinato ad ospitare tutti gli esemplari di vitigno del mondo e conservati in aree pubbliche.

15 isole. L’intervento, che prenderà il via nei prossimi mesi, prevede la realizzazione di una quindicina di isole cittadine che ospiteranno esemplari di vitigni, a partire da quelli tipici dell’astigiano e Piemonte, con la creazione di un percorso tematico per la conoscenza della viticoltura.

Costo. Il costo è di 60 mila euro, di cui 50 mila in autofinanziamento e 10 mila da contributo della cassa Risparmio di Asti. Iniziativa ambiziosa che, secondo il creativo designer canellese, porterà la Capitale del Moscato e dello Spumante a rinvigorire la propria vocazione enologica, “di città contadina”, attraverso la nascita del vigneto diffuso che raccoglierà i 5 mila ceppi sparsi nei quattro continenti.

Sostegno. Il progetto, fin dalla presentazione del logo, nell’estate del 2010, ha ricevuto il sostegno dei Ministeri competenti, della Regione e da un pool di sponsor privati. Il “si” potrebbe arrivare anche dall’Unesco, in chiave di sostegno e rafforzamento alla candidatura.

Vignaioli. Alla base del progetto, però, ci sono i vignaioli, i “custodi della terra”. Nel territorio comunale lavorano 530 aziende vitivinicole, “la nostra vera forza”.

Tre livelli. La prima parte del  progetto si articola a Canelli, su tre livelli. Il primo passo, già realizzato, la piantumazione dei 15 vigneti tradizionali piemontesi. Il secondo consiste nella utilizzazione di ceppi di viti rampicanti per “mascherare” quelli che sono stati definiti “obbrobri urbanistici”. Il terzo prevede la piantumazione, in piazza Unione Europea, di ventisette vitigni caratteristici dell’Ue, uno per ogni Stato membro. Ai produttori, toccherà accudire questa insolita vigna. Alle 530 aziende vitivinicole verrà chiesto di mettere a dimora, nelle proprie vigne, almeno due vitigni del mondo.

Le 15 zone e i vitigni. La piantumazione dei 15 vitigni autoctoni è stata realizzata in vasi di lamiera Corten o in aiuole. I 15 vitigni  sono stati sistemati nelle seguenti zone:
–  il Moscato nella zona antistante l’ex stazione ferroviaria, tra corso libertà e via Cassinasco;

– il Barbera nella zona dell’ex stazione ferroviaria, tra corso Libertà e via Buenos Aires;

– il Dolcetto lungo viale Risorgimento, lato torrente Belbo;

– il Cortese in via Alfieri;

– il Brachetto tra piazza Repubblica, viale Risorgimento, via Alfieri;

– la Favorita tra viale Risorgimento e via 1° maggio;

– la Freisa tra viale Risorgimento e via Solferino;

– il Grignolino in via GB Giuliani; l’Arneis in piazza Gioberti e piazza Bonelli;

– la Malvasia in piazza Amedeo d’Aosta;

– il Nebbiolo in piazza Cavour;

– il Lambrusco tra viale Indipendenza, via Filipetti e via Giovanni XXIII;

– il Ruché tra via Giovanni XXIII e via Roma;

– l’Uvalino tra viale Indipendenza e via Roma; la Balsamina in via Roma.

La mappa. «Ogni vitigno – spiega  Gavagnino – è contrassegnato da un numero che fa riferimento ad una grande mappa con la dislocazione dei vitigni-testimonial. I vitigni riportano l’origine, la collocazione nel terreno, le implicanze  storico-economiche sulla comunità, la loro evoluzione agronomica e commerciale, i link con settori e ambiti compatibili (indotto, agroalimentare, letteratura, economia), il loro possibile futuro».

«Il circuito cittadino – aggiunge Cavagnino – è solo il primo passo di un mosaico ben più ampio che ha alla base il progetto Amv. Infatti, oltre al circuito con le viti autoctone, c’è da considerare la diffusione dei vitigni del mondo in aree verdi e giardini, anche qui con il supporto di materiale informativo (brochure, tabelloni, totem)».
«Il concetto principe – commenta il sindaco Marco Gabusi –  è quello di comunicare le caratteristiche dei vitigni autoctoni che hanno fatto grande nel mondo l’enologia canellese».

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