Acna–Rinascita Valle Bormida chiede dov’è il Piemonte e scrive all’Ue

A seguito dell’ipotizzata vendita  dell’ex sito Acna, l’Associazione Rinascita Valle Bormida ha diffuso un documento evidenziando ancora alcune rilevanti questioni: la gestione della discarica di terreni contaminati presenti nell’area; l’ipotesi di realizzare  a Cengio una centrale a carbone; il ritardo nei lavori di bonifica e l’incertezza sul risarcimento per il danno ambientale.

«Ma quello che maggiormente  deve preoccupare i cittadini della valle Bormida – si legge nel documento dell’associazione, firmato da Maurizio Manfredi – è la clamorosa assenza  delle istituzioni piemontesi, in primis la Regione, rispetto ad un passaggio fondamentale per il futuro della Valle. I nostri rappresentanti non possono restare a guardare mentre in Liguria e a Roma vengono prese decisioni che possono avere gravissime ripercussioni sul nostro territorio… Deve essere garantita la massima trasparenza in merito all’enorme fardello di oltre tre milioni di metri cubi di rifiuti industriali e terre contaminate che incombe sulle popolazioni piemontesi a valle…

Non vorremmo che la questione dell’indennizzo dovuto dall’Eni per il danno recato alla Valle possa essere utilizzato dalla proprietà quale grimaldello per avere mano libera sul sito e disfarsi dell’obbligo di presidio dello stesso».
A fronte del perdurante silenzio delle istituzioni piemontesi che dovrebbero tutelare le popolazioni della Valle Bormida, l’associazione ha chiesto l’intervento urgente della Commissione europea perché vigili sulla vendita.

In merito, giovedì 11 aprile, a Cortemilia, l’associazione ha incontrato l’on. Massimo Fiorio per aggiornarlo, coinvolgere  altri parlamentari, sollecitare la pratica a Bruxelles e Torino sulla vendita senza «correre il rischio che si cerchi di eliminare le responsabilità dell’Eni per eventuale danni futuri e che, con la concessione del sito, non si permettano soluzioni che tolgano le responsabilità agli attuali proprietari del sito».