>> A diciotto anni dall’alluvione, Canelli ricorda

A diciotto anni dall’alluvione del 5 novembre 1994 abbiamo rintracciato, nel nostro archivio, le testimonianze di quell’evento che tanto segnò, in particolare, la vita dei canellesi e per non dimenticare la loro grande dignità e spirito di iniziativa, oltre che lo slancio encomiabile di oltre 10 mila volontari intervenuti con prontezza da ogni parte d’Italia. “Il fiume scorre veloce sotto i tuoi occhi increduli, s’ingrossa, si gonfia – scrisse in una poesia il canellese Ugo Sosso – La gente tutta, stordita, smarrita, attonita, con negli occhi paure remote, mentre l’acqua continua a salire e, d’improvviso, il finimondo…”

L’ondata. Dopo il cedimento dei ponti di Prato Grimaldi e di Santo Stefano Belbo, alle 20.45 di sabato 5 novembre 1994, a Canelli, si verificò la rottura degli argini del Belbo e dei binari della ferrovia, all’altezza del Gazebo. In mezz’ora, un’enorme massa (‘un’ondata’) di acqua e fango, alta fino a 4 metri, sommerse le zone  di viale Risorgimento, via Solferino, via 1° Maggio, via Alfieri, le piazze Zoppa, Gancia, Cavour, Amedeo d’Aosta,  via Roma, viale Indipendenza, piazza Unione Europea, via Soria… Durante la notte, dai Vigili del Fuoco di Asti, furono effettuati decine di salvataggi. Tre le vittime.

I danni agli edifici pubblici furono stimati in oltre ventitré miliardi di lire. Nelle scuole,  alcuni bambini, in preda a choc, non parlarono per tre – quattro giorni. Due giorni dopo il di­sastro, alcuni commercianti già riaprivano i loro esercizi. Il 23 novembre già riaprirono le scuole.

Due mesi dopo, 121 famiglie rientrarono nei loro alloggi. L’11 dicembre, era operativa la sede provvisoria della Cri in via dei Prati. L’esperienza è servita. Da quel lontano sabato sera tanta acqua è passata sotto i ponti… E l’esperienza è servita! E’ migliorata l’organizzazione delle risorse umane preposte al soc­corso, a crearne di nuove, a porre vincoli urbanistici nei piani regolatori, a tener più pu­liti gli alvei dei corsi, a costruire opere pubbliche per un miglior deflusso dell’acqua. L’Ancora d’Argento.

Il 15 dicembre si svolse,  come ogni anno, però nella chiesa di San Tommaso (il teatro Balbo era alluvionato), la premiazione de “L’Ancora d’argento”, simbolo di vitalità e di ripresa della “Canelli di domani”, assegnata a Marta Sardi (nata il 9 novembre, dopo che la mamma era stata salvata dalle acque da un gommone dei Vigili del Fuoco); un’ancora d’argento alla volontaria Valeria La Torre, della Cri di San Damiano,  simbolo degli oltre 10.000 volontari; ed una agli “Angeli vestiti di rosso”, i Vigili del Fuoco di Trento. Per non dimenticare.

Per non dimenticare quell’esperienza furono realizzati: un filmato da “Tai 9” e diverse pubblicazioni: il supplemento al numero 47 de L’Ancora (18 dicembre 1994), di 24 pagine;   “Per non di­menticare” (fruttò circa 130 milioni di lire devoluti in beneficenza), a cura del­l’Associazione Giornalisti Astigiani;  “L’ondata” di Nani Ponti; “Acqua alla gola” di Gigi Chiola; “Un evento da non dimenti­care” a cura di Elisabetta Farina; a dieci anni esatti dal disastro, sabato 5 novembre 2004,  a Canelli, in piazza Gancia, su schermo gigante, fu proiettato un filmato di Rai-Trento con le immagini,  i rumori e i volti (più eloquenti di tante parole) degli alluvionati, dei volontari e dei militari soccorritori.

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