>> Enrico Cavallero interviene sui problemi del settore vitivinicolo

Enrico Cavallero, consigliere comunale di Costigliole, interviene sui problemi del settore vitivinicolo: “Nel 2005 l’istituto sperimentale per l’enologia di Asti è stato oggetto di uno studio da parte del Ministero delle politiche agricole, prima se ne prevedeva un ridimensionamento, poi un accorpamento con una sede a Cornegliano e successivamente la sua completa chiusura. Così non è stato, si decise di mantenere e valorizzare la struttura  grazie soprattutto all’ enorme lavoro  che è stato fatto in quel periodo dal Presidente della provincia Roberto Marmo  al quale, nel mio seppur modesto ruolo da consigliere,  ho dato la mia collaborazione per porre  all’attenzione dell’allora Ministro Gianni Alemanno le enormi potenzialità dell’istituto astigiano evidenziandone il prezioso contributo alla viticultura.

La  scelta del Ministero è stata una grande conquista per tutto il comparto vitivinicolo  che  ha permesso fra l’altro   la tutela di molti posti di lavoro, oggi  addirittura aumentati e grazie al loro impegno l’istituto di Asti oggi è diventato un presidio di eccellenza nel campo dei presidi vitivinicoli, complessivamente cinque in Italia. Sono figlio di contadini viticoltori e conosco molto bene questo settore quindi plaudo favorevolmente  alla   proposta di Fiorio e Portas  di continuare a sostenere Il centro di ricerca per l’enologia di Asti e farne un punto di riferimento per i relativi corsi di laurea.

Tale proposta però, non può e non deve essere sostenuta a prescindere da una risoluzione dei problemi del settore vitivinicolo che vanno dalla ristrutturazione e lo sviluppo del settore all’avvio e al sostegno di campagne di valorizzazione e promozione del prodotto. Si tratta di  un comparto vitale per la nostra economia che dà lavoro a 12.000 famiglie con centinaia di aziende agricole che coltivano uve barbera, ma anche Brachetto e Dolcetto che soffrono da tempo un enorme disagio sociale ed economico con redditi che  sono ampiamente al di sotto della soglia di povertà, i prezzi delle uve che sfiorano ribassi da fame e  il vino viene svenduto all’ingrosso per 30 cent. al litro.

I fondi OCM devono essere utilizzati non per assistenzialismo come è stato fatto in passato, ma con un’unica priorità ovvero interventi politici  culturali  progettuali e programmatici che aiutino gli agricoltori a lavorare per il mercato non per la distillazione, lo si può fare privilegiando le zone autoctone evitando l’ampliamento delle zone di produzione e la coltivazione di vitigni non indigeni che abbassano la qualità e moltiplicano le giacenze, le viti poi dovrebbero essere impiantate nelle zone vocate limitando i nuovi impianti al fine di migliorare la qualità e diminuire le rese.”

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