>> Giovanni Bosco commenta la sentenza del Tar sul Moscato d’Asti e l’Asti Spumante

A commento della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio del 15 marzo scorso che annulla, “previa sospensione dell’efficacia, il decreto prot. 23395 del 21 novembre 2011 recante modifiche del disciplinare di produzione della denominazione di origine controllata e garantita dei vini “Asti” e tutti gli atti connessi”, Giovanni Bosco, presidente del Coordinamento Terre del Moscato di Santo Stefano Belbo, comunica quanto segue: “Il tempo dell’uva raccolta, pagata dagli industriali e “salutata” è finito!

Non sono bastati il Ministero dell’Agricoltura, la Regione Piemonte, il Comitato vinicolo nazionale, l’Associazione dei Comuni del Moscato, la Produttori Moscato d’Asti Associati, Moscatellum, Le Organizzazioni Sindacali, un’assemblea pubblica dei contadini del moscato, valenti avvocati.

La Zonin è riuscita a bloccare il nuovo disciplinare del Moscato d’Asti e dell’Asti Spumante che escludeva la città di Asti dai comuni con diritto alla docg.

Si torna al vecchio disciplinare senza le sottozone Canelli, Strevi e Santa Vittoria d’Alba, senza la possibilità di variare il grado alcolico e di convertire i mosti di Asti Spumante in Moscato d’Asti.

Coloro che si opponevano non volevano escludere la città di Asti, chiedevano unicamente che fosse rappresentata in modo simbolico.

Invece ha avuto ragione l’impreditore veneto. Così mentre il “pirla contadino” per avere un ettaro in più di vigneto a moscato dovrà sborsare dai 50 ai 60 mila euro per acquistarne i diritti, l’imprenditorre veneto potrebbe ritrovarsi oltre 20 ettari (valore un milione di euro) praticamente gratis. Questa è la giustizia in Italia… e dietro l’uscio vi sono mille ettari di nuovi impianti proposti dal presidente del Consorzio di Tutela.”

, , ,