>> Gioco d’azzardo: inseguendo una vincita che non arriva mai

 Corrado Avagnina presidente Fisc Piemonte – Liguria interviene sull’invadenza del gioco d’azzardo in Piemonte (9.500 vittime del racket). «Mentre si dà finalmente una regolata ai maxi-emolumenti per i cosiddetti vertici della pubblica Amministrazione, che finora hanno spuntato cifre da capogiro, da far invidia a mezzo mondo  – ci voleva un Governo di “tecnici” a riuscirci!? –  restano altre disfunzioni socialmente rilevanti da rimettere a fuoco.

Ne citiamo una che non è per nulla secondaria. E il Governo è sollecitato  a porre una pezza od un freno ai fenomeni di “ludopatia e gioco compulsivo da parte di minori”. E’ soprattutto il ministro per la Coesione sociale, Andrea Riccardi, a usare parole dure al riguardo: “La gente col gioco d’azzardo arriva a massacrarsi: come facciamo a farla uscire da questi circuiti?”, s’è domandato in un’intervista ad ‘Avvenire’.

No pubblicità. Un primo passo sarebbe quello di azzerare la pubblicità alla fortuna in grado di rendere però “dipendenti” di un’attesa di vincita che deresponsabilizza e fa consumare risorse all’inverosimile. Patologia. Riccardi non usa mezzi termini: “Constato che in alcuni casi il gioco d’azzardo è diventato una vera piaga sociale”. Ovvio che ci si deve difendere. Evitando ogni diffondersi della “patologia” che deriva da un gesto “compulsivo”. Ed ormai molti osservatori stanno collegando la stagione di crisi con l’avvicinamento accresciuto alla “magia” sperata di vincite che si fanno sempre attendere e che impoveriscono innanzitutto chi vi si butta a capofitto.

Non si può assistere passivamente a queste contraddizioni che fanno male. Lo stesso card. Bagnasco – per nulla a sorpresa, se si pone attenzione alle dimensioni di questa forma di “dipendenza” – ha avuto parole nette, per risalire la china, senza compromessi.

800mila. “Libera” afferma che gli affetti da ludopatia sono 800 mila, il doppio dei 393 mila tossicodipendenti. Le quantità di denaro che vanno dentro i vari giochi sono in crescita esponenziale: nel 2011 in Italia si sono giocati 80 miliardi di euro, ma solo a gennaio 2012 se ne sono andati già oltre 8 miliardi (+40%), con almeno 17 milioni di italiani che in qualche modo si sono lasciati tirare. 5^ industria. In Parlamento si è anche spiegato che “il gioco d’azzardo è la quinta industria italiana”.  Forse è il caso di darsi una mano per scongiurare il peggio. Se si è più vulnerabili perché più deboli e maggiormente in affanno, occorre che qualcuno ricordi che le vie d’uscita stanno altrove, non nelle scommesse a ripetizione su una “dea bendata” che raramente si fa vedere. E bisognerebbe andare più in là della reclame da zittire. Non si lasci che il gioco si allarghi. Ci sono situazioni che vanno circoscritte ancorché nella legalità, perché non aiutano né le persone né la collettività. Non abbiamo bisogno di un popolo di “dipendenti” pur tassati a dovere, ma di uomini e donne liberi e responsabili che scommettono su se stessi e non sulla fortuna.»

Usura. Il fenomeno è difficile da penetrare perché generalmente mancano le denunce in quanto, a differenza delle estorsioni il pagamento si esegue sotto minaccia, nel caso dell’usura è la persona stessa che si spinge a chiedere denaro a qualcuno. E’ una delle attività mafiose più importanti nel nostro Paese, con un giro di affari annuo di 20 milioni di euro.

Gioco d’azzardo. E’ da sempre diffusissimo in Italia. Ne sono facile preda le fasce più deboli della società. L’associazione Libera denuncia un giro di affari annuo da 76 miliardi di euro con 31 milioni di giocatori paradossalmente fra coloro che hanno un reddito più basso. Il gioco più diffuso è il “gratta e vinci” (61%), seguito dal superenalotto (50%) e dal loto (41%). Seguono le lotterie (26%), le slot machine (16%), le carte (22%), il bingo (16%), il totocalcio (14,7%). La nuova entrata che supera i casinò (7,6%), i cavalli (7,2%), i giochi telefonici (4,6%) è il gioco on line (12,5%). I dati sono forniti dal Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo Conagga. Il 66,3% di chi ama il gioco spende meno di 10 euro la settimana, il 6,5% da 50 a 149 euro la settimana e ben il 4,4% spende oltre 150 euro la settimana (645 euro al mese). Sempre più spesso le persone che si rivolgono agli strozzini sono proprio le vititme del gioco compulsivo, un gioco sommerso ma in costante evoluzione.