>> Con l’arresto di un imprenditore per frode fiscale, banca astigiana sanzionata dalla Guardia di Finanza

L’indagine che, nei mesi scorsi, ha consentito alla Compagnia di Asti di scoprire un vorticoso giro di fatture false, per circa 50 milioni di euro, ad opera di alcune società del nord-Italia operanti nel settore dei trasporti e della logistica, si arricchisce di un nuovo capitolo.

In occasione dell’arresto di Luciano Grasso, principale attore della frode fiscale, e dei successivi provvedimenti di sequestro dell’A.G. di beni e capitali per circa 2 milioni e 200 mila euro, le fiamme gialle avevano accertato  che  l’imprenditore astigiano, perfettamente a conoscenza della propria posizione processuale, grazie ad una operazione bancaria risolta con inconsueta celerità e palese negligenza da parte del funzionario  preposto,  era riuscito dapprima a vendere tutti i titoli finanziari in suo possesso e poi a trasferire velocemente, in unica soluzione, 2.401.000 euro presso un  conto corrente aperto in una  banca del Principato di Monaco, paese notoriamente a fiscalità privilegiata.

Nella mattinata del 6 ottobre, i militari hanno pertanto provveduto a verbalizzare, ai soli fini amministrativi,  il direttore della filiale dell’istituto di credito interessato (e, in solido, la  banca stessa)   per il grave ritardo nella segnalazione dell’operazione descritta all’Unità di Informazione Finanziaria (U.I.F.) della Banca d’Italia, in violazione dell’art. 41 del D.lgs 231/2007 che prevede l’obbligo di informare tempestivamente il predetto Ente di vigilanza per le operazioni sospette di riciclaggio. In tale frangente, altresì, il funzionario avrebbe dovuto sospendere la transazione e notiziare la Banca d’Italia, in attesa dell’esito della conseguente valutazione, soprattutto in relazione alle indagini in corso e ai provvedimenti della magistratura, già a conoscenza dell’istituto bancario.

La sanzione amministrativa, di competenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, potrà essere comminata fino ad un massimo di 960.000 euro.

L’irregolarità ora contestata ha, purtroppo, consentito a Luciano Grasso di sottrarre l’ingente importo all’attività di indagine e ha sicuramente contribuito alla decisione del G.I.P. di ordinarne la custodia cautelare in carcere, poi tramutata in arresti domiciliari a seguito del rientro di parte dei capitali trasferiti  all’estero (700.000 euro).

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