>> Viticoltura biodinamica: se ne è parlato all’Enoteca di Canelli

Martedì 1 marzo, all’Enoteca Regionale di Canelli e dell’Astesana, si è svolto l’incontro per tecnici e vignaioli sulle “Tecniche di base per la viticoltura biodinamica”, guidato dai tecnici agronomici Maresa Novara, Luca Pedrini e Mario Scovazzi.

Scopo dell’incontro era quello di approfondire l’approccio tecnico-pratico biodinamico, dalla gestione del suolo, al controllo delle infestanti e alla lotta fitosanitaria, approfondendo l’uso dei preparati biodinamici e la loro funzione applicata.

A Gianmario Cerutti, vice presidente dell’Enoteca regionale di Canelli chiediamo: Perché l’Enoteca?

“Per offrire ai nostri associati e non, un momento d’informazione, riflessione e discussione verso un’agricoltura consapevole che senza intraprendere “sostenibilità insostenibili” si rivolga verso tecniche che possano essere realizzate e integrate realmente nei nostri vigneti; per dare la possibilità a ciascuno di noi di fare la propria parte; per preservare sotto vari aspetti il nostro patrimonio viticolo territoriale, tassello fondamentale di quei paesaggi di cui tanto si parla e oggi anche candidati a divenire Patrimonio dell’Umanità. Ci siamo proposti di organizzare altri incontri di  approfondimento”.

Ma il Biodinamico non  comporta un grande impegno? “                            In un’azienda, per essere realizzato integralmente, richiede grande impegno sia di carattere economico che umano. In viticoltura sicuramente l’impegno è notevole, soprattutto per la parte riguardante la lotta fitosanitaria (oidio e peronospora per intenderci), ma molte tecniche possono essere applicate senza troppo sforzo soprattutto per quanto riguarda concimazioni e fertilità del terreno”.

Ma alcune tecniche non erano già praticate dai nostri nonni?
“Penso (per altro sto cercando di metterlo in atto personalmente, ma molti altri vignaioli  stanno iniziando a farlo) che alcune tecniche agronomiche biodinamiche  molte volte sono tecniche di buon’agronomia che già i nostri nonni mettevano in pratica, quindi possono essere applicate senza troppi  problemi e possono essere un inizio per percorrere una strada che sempre di più dovrà tener conto dell’ambiente e della preservazione della fertilità vitale del terreno, dove crescono i nostri vigneti”.

Esemplificando?
“Faccio alcuni esempi:  concimazioni con prodotti organici associati a sovesci per migliorare la struttura e l’assorbimento delle sostanze nutritive riducendo così l’utilizzo di concimi di sintesi; utilizzo di biostimolatori naturali per rafforzare la resistenza delle piante alle malattie; inerbimenti controllati per ridurre i diserbi; rispetto dei tempi di rotazione e riposo dei terreni prima dei nuovi impianti, ecc…
Nulla di stravolgente, cose scontate e semplici”.

Quindi è possibile iniziare!
“In viticoltura un’applicazione parziale è possibile anche là dove, per vari motivi di carattere economico od organizzativo, non si può prevedere un’applicazione integrale o si voglia procedere per gradi nell’approccio”.

Il tutto in zone chiamate!
“Queste tecniche  vanno di pari passo  e si associano ad un  importante  concetto di base… che i vigneti devono essere in zone adatte, vocate e non in zone dove starebbero meglio altre colture”.

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