>> Confartigianato: il federalismo municipale aumenterà la pressione fiscale sulle imprese?

Il passaggio dall’attuale aliquota ICI, pari in media al 6,49 per mille, alla nuova IMU con aliquota base del 7,6 per mille che, però, grazie all’autonomia concessa ai Comuni, potrebbe essere incrementata sino al 10,6 per mille, comporterebbe, in tal caso, un aggravio fiscale sugli immobili strumentali posseduti dalle imprese pari a circa 3 miliardi di euro.

“Sarebbe un pesante aumento per il sistema delle imprese già gravato da una pressione fiscale più elevata rispetto alla media europea” commenta il direttore Bossi.
Dalle stime effettuate emerge che, considerando tutti gli immobili adibiti ad attività produttiva (immobili adibiti ad ufficio, negozi e botteghe, magazzini, laboratori per arti e mestieri, opifici, alberghi e pensioni, teatri, fabbricati industriali e commerciali), l’incremento dell’ imposizione ad aliquota del 7,6 per mille sarebbe pari a 812 milioni di euro.

A livello di singola impresa, inoltre, l’aggravio di imposizione rischia di superare alcune migliaia di euro annue in base al Comune nel quale è collocata l’impresa stessa.
“Il federalismo fiscale che ci piace – sottolinea Bossi – è quello che favorisce la progressiva riduzione della spesa pubblica locale improduttiva e che determina un meccanismo virtuoso in grado di abbassare la pressione fiscale sulle imprese”. A questo proposito, il direttore Giansecondo Bossi conclude con un auspicio: “Ci aspettiamo che i Comuni, nell’ambito della propria autonomia tributaria, riducano, come permette la norma, l’aliquota base dello 0,3 per cento. In tal modo le imprese godrebbero di un risparmio di imposta pari a 1,4 miliardi di euro”.