>> Satragno della Produttori Moscato difende la dignità degli agricoltori

Giovanni Satragno, presidente della Produttori Moscato d’Asti Associati, ci scrive:Va bene che sia scoppiata la Moscatomania, e questo non può che far piacere a tutti i soggetti del comparto, ma non deve far montare la testa a nessuno ed i numeri andrebbero detti e non dati”.

Dati. E Satragno affonda: “Non accettiamo vengano emessi dati imprecisi e non veritieri da parte del presidente del Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti, Paolo Ricagno e dei suoi. Il Consorzio rilascia i dati dei primi 10 mesi dell’anno e li proietta fino al 31 dicembre: un + 13,6% per l’Asti e + 35% per il Moscato d’Asti.

Questo incremento è riferito all’anno 2009 in cui si sono vendute 70 milioni di bottiglie di Asti e 13,4 milioni di bottiglie di Moscato d’Asti. Orbene, 70 milioni aumentati del 13,6 % farebbero 80 milioni e non 74 milioni di bottiglie come ipotizza il Consorzio a fine anno. Se ciò fosse vero, l’aumento sarebbe solo del 6% e non del 13,6%. Riguardo la tipologia Moscato d’Asti, la crescita annunciata è del 35% che porterebbero i 13,4 milioni di bottiglie, del 2009, a 18 milioni e non a 20 milioni come dichiara il Consorzio.

Se sommiamo i 74 milioni di Asti e i 18 milioni di Moscato arriviamo a 92 milioni complessivi e non a 94 milioni. Ancora lontani dai 100 milioni sbandierati già a fine anni ’90 quando ci fecero produrre così tanto per poi dover ricorrere alla distillazione di crisi ottenuta e gestita da Assomoscato. Allo Stato questa operazione costò 32 miliardi di vecchie lire.

Tornando al momento attuale possiamo dire che per soddisfare l’esigenza di 92 milioni di bottiglie con una superficie di quasi 10 mila ettari sarebbe bastata una resa di circa 95 quintali ad ettaro. Ma poi dove sta il problema?

Il problema. Se con la formuletta dell’ultimo accordo, con cui le rese si ottengono in funzione delle giacenze al 31 agosto le quali non potranno superare i 240 mila ettolitri, la percentuale delle rese viene da sé a meno che qualcuno non deformi i dati.

Riguardo poi ai capricci e al veto posto dall’Assomoscato colpevole di aver fatto perdere 2 milioni di bottiglie; chiarisco che la Produttori stessa insieme all’Associazione Muscatellum e alle Organizzazioni Agricole Coldiretti e CIA si sono opposte alla riclassificazione di 12 mila ettolitri da Asti a Moscato d’Asti per un equivalente di 1,6 milioni di bottiglie e non di 2 milioni di bottiglie, si intravede chiaramente la reiterata volontà di deformare i dati. Le motivazioni del diniego sono le seguenti: 1° perché le regole al momento non lo permettevano, ovvero il disciplinare parla della conversione da Moscato ad Asti e non viceversa come invece sarebbe piaciuto a Ricagno e a qualcun altro.

Il 2° motivo è dato dalla qualità prevista del disciplinare leggermente inferiore dell’Asti rispetto al Moscato d’Asti e quindi non si intendeva abbassare la qualità del Moscato d’Asti per non alimentare canali di basso profilo.

Piano rilancio. Che fine ha fatto il tanto sbandierato piano di rilancio voluto da Ricagno che ha illuso un po’ tutti? Partito nel 2005 con un importo pubblico di 2,6 milioni di euro per ingaggiare Mc Kensey?

Mc Kensey disse che occorreva fare più qualità, produzioni limitate, abolizioni graduali di bottiglie a primo prezzo; solo così si sarebbe potuto consolidare il mercato non inseguendo le mode che nascono e poi finiscono. Preoccupanti questi vuoti di memoria!

Così come Ricagno non riesce a contabilizzare che l’incremento percentuale delle vendite sia attribuibile solamente al Moscato d’Asti (+35%), prodotto mai sponsorizzato da nessuno se non dalla Produttori Moscato D’Asti Associati, che per anni lo ha promosso nel mondo. Troppo facile adesso “saltare sul carro del vincitore”.

Abbiamo la consapevolezza che i 2,6 milioni di euro finanziati dalla Regione Piemonte, oltre a decine di altri milioni di euro finanziati in parte dal Ministero delle attività produttive ed in parte dalle aziende private, sono stati probabilmente buttati dalla finestra!

Moscatomania. Si legge che nel mondo è scoppiata la “Moscato-mania” e che tutti impiantano Moscato. Vedo grande preoccupazione per l’offerta di prodotto negli anni a venire e quindi concorrenza. Ma il nostro Moscato, visto che c’è un Consorzio che lo tutela da oltre 70 anni, si è distinto dagli altri? Il mondo chiede Moscato o Moscato d’Asti? Cosa ha fatto e che cosa sta facendo per rafforzare questo brand? Sarebbe forse meglio investire le energie a questo scopo piuttosto che in sciagurate fantasie. Ora saremmo tutti meno preoccupati della concorrenza.

Riguardo poi alla sua disponibilità a sedersi intorno ad un tavolo, facendosi forte del D. L. 61, vedo la netta volontà di distruggere un esempio di vera filiera, di vera interprofessione che tutto il mondo vitivinicolo ci invidia e che da oltre 30 anni garantisce un dignitoso reddito agli agricoltori del Moscato.

Infine, mi risulta che mercoledì 8 dicembre siamo entrambi invitati ad un convegno pubblico in Santo Stefano Belbo, dove si parlerà di Moscato. In quell’occasione vedremo chi avrà più applausi o più fischi.”

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