>> Durissimo scontro tra Mariangela Cotto e la presidente della Provincia di Asti

Consiglio provinciale particolarmente effervescente quello di lunedì 11 ottobre, grazie al costante confronto tra i gruppi di minoranza (Pd e “Noi per Asti”) e la giunta provinciale con particolare riferimento alla presidente Maria Teresa Armosino.

Proprio la presidente è stata la referente di più di una interrogazione e mozione che ha riguardato svariati argomenti su cui erano sorti nei mesi scorsi dubbi e forti perplessità non soltanto tra i consiglieri provinciali di minoranza ma anche nella pubblica opinione, informata, attraverso gli organi di stampa, delle vivaci polemiche riguardanti il fallimento del Vinobus (160mila euro di spesa per circa 60 turisti del vino ospitati in provincia nei mesi scorsi), la mancata costituzione di parte civile della Provincia nel processo per il cosiddetto “asfalto ridotto” sulla tangenziale sud della città e la realizzazione, con una spesa di ben 65mila euro, di due pubblicazioni sulla gastronomia astigiana.

Aperto dall’intervento del consigliere Davide Cavallero (già vicecapogruppo del Pdl) che annunciava l’uscita dal Pdl, le dimissioni da vicecapogruppo e la costituzione di un Gruppo misto (“sono stato e rimango nel centrodestra – ha affermato – ma aderisco al movimento di Futuro e Libertà e mi pongo quindi fuori dal Pdl, garantendo sostegno alla maggioranza ogniqualvolta saranno in discussione temi che hanno fatto parte del programma elettorale di due anni fa”), il Consiglio è entrato nel vivo della discussione con la presentazione di un’interrogazione del consigliere Sutera (Pd) che chiedeva lumi sulla mancata costituzione di parte civile della Provincia nel processo per l’asfalto “ridotto” sulla tangenziale e sul conseguente danno d’immagine ed economico patito dall’Ente.

Una questione assai spinosa (l’incarico di costituirsi fu dato a suo tempo ad un avvocato astigiano, noto esponente del centrodestra che, essendo al momento dell’avvio del processo, fuori dall’Italia, avrebbe delegato telefonicamente alla bisogna un collega, cosa non ammessa dal tribunale) su cui la presidente Armosino ha affermato che non ci sarebbe danno economico e d’immagine per la Provincia e che comunque la costituzione si sarebbe potuta fare in sede civile.

Ovviamente insoddisfatto il consigliere Sutera, così come lo è poi stata la Cotto nelle tre successive pratiche in cui si sono avuti anche continui scambi di battute e di “provocazioni” tra la Cotto stessa, l’Armosino, il capogruppo del Pdl, Angela Quaglia ed il presidente del Consiglio, Marco Galvagno.

Superato l’irto scoglio di una questione riguardante la cessione di un fucile di proprietà della Provincia, ad un guardacaccia andato in pensione, i fuochi si sono accesi per i due volumi – pubblicati con i fondi che la Cassa di Risparmio di Asti concede ogni anno alla Provincia per la gestione della Tesoreria – costati 65mila euro nell’ambito delle pubblicazioni per il progetto Unesco e per il caso Vinobus. Mariangela Cotto ha pesantemente criticato la gestione della pubblicazione dei due volumi (“ricchi di cose risapute, con molti errori al loro interno, di costo eccessivo, usciti dopo due anni dal loro finanziamento”) ed ha anticipato che l’interrogazione sarà trasformata in mozione per poter discutere a fondo di un caso che, malgrado alcune precisazione dell’assessore Annalisa Conti, mantiene per il gruppo di Noi per Asti, ancora molti punti oscuri.

Infine il Vinobus la cui pratica (una mozione) è stata alla fine ritirata in attesa di conoscere il parere dei Revisori dei conti sulla sua congruità (“la pratica non avrebbe dovuta essere presentata visto che il richiesto parere dei Revisori dei Conti era arrivato fuori tempo massimo” ha detto la Cotto criticando l’operato del presidente del Consiglio, Galvagno) ma ha egualmente suscitato un vivacissimo scambio di “battute” tra l’Armosino e la Cotto che, a fronte di una irritata riflessione della presidente riguardo all’argomento, ha sottolineato come in consiglio provinciale ci siano regole da rispettare e che quindi non siano sufficienti i “diktat” dell’Armosino a far procedere le pratiche, molte delle quali presenterebbero aspetti da chiarire e sovente di dubbia congruità.

(a cura di Paolo Monticone)

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