>> Concessionaria d’auto astigiana al centro di frode fiscale per 17 milioni di euro

Al termine di complesse indagini, durate quasi quattro anni, svolte sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Asti, il Nucleo di Polizia Tributaria di Asti ha scoperto una ramificata associazione finalizzata a frodare il fisco mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Ben diciassette i commercianti di autoveicoli denunciati a vario titolo, fra cui  i titolari di una concessionaria astigiana costituente il centro direttivo dell’organizzazione.

Nel circuito fraudolento sono risultate coinvolte una ventina di imprese, fra società e ditte individuali, con sede in Piemonte ed in altre Regioni italiane (Lombardia, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Marche, Puglia e Sicilia).

La frode ha comportato, per l’Erario, danni quantificabili per circa 17 milioni di euro sia per il mancato versamento di Iva da parte delle società fittizie sia per l’indebita detrazione di Iva operata dai rivenditori finali delle autovetture. Da non trascurare l’evidente turbativa dei prezzi di mercato operata con l’irregolare concorrenza  perpetrata dalla organizzazione scoperta.

L’indagine è stata avviata nel corso del 2006, dopo l’invio di questionari a tutte le aziende astigiane operanti nel settore della vendita di autoveicoli, al fine di individuare operazioni con soggetti ritenuti “a rischio” di evasione. Le Fiamme Gialle si erano insospettite dal fatto che una concessionaria di marche automobilistiche nazionali potesse disporre di  veicoli di altre case europee, ad un prezzo concorrenziale rispetto ai rivenditori ufficiali di tali marche.

Su delega della Procura della Repubblica di Asti, i finanzieri intraprendevano i controlli  di natura fiscale e di polizia giudiziaria.

La lunga attività eseguita ha consentito di individuare una nuova e più insidiosa tipologia di frode “carosello” all’IVA, basata su una triangolazione fra soggetti esclusivamente italiani. Tra le concessionarie ufficiali delle case estere e la società astigiana al centro dell’indagine erano stati posti uno o più “filtri” nazionali operanti con false dichiarazioni comprovanti il proprio status di esportatore abituale che consentiva l’acquisto di autoveicoli in totale esenzione di IVA.

Dalle intercettazioni telefoniche e dagli accertamenti sui conti correnti bancari utilizzati dagli indagati, i finanzieri hanno appurato che le società “filtro”, quasi tutte evasori totali, acquistavano bisarche di autovetture “su mandato” della società astigiana, che procurava alle prime anche la provvista per il pagamento, ed alla quale, immediatamente dopo, vendevano le autovetture ad un prezzo più basso di quello di acquisto. La percentuale spettante alle società “filtro” era dell’ordine dell’1 o 2% del valore dei mezzi commercializzati.
Per rendere più difficoltosa la scoperta delle operazioni illecite e per indirizzare la responsabilità verso le società “filtro”, i responsabili dell’organizzazione hanno più volte interposto, fra la concessionaria astigiana ed i “filtri” medesimi, un ulteriore intermediario reale, anch’esso di comodo, che agisse da “paravento”.

Dalle indagini svolte è stato appurato che la predetta concessionaria, acquirente effettivo delle autovetture, ha anche alimentato in senso inverso il sistema fraudolento vendendo autoveicoli, con le stesse modalità documentali e senza applicazione dell’IVA, a soggetti fittiziamente interposti nelle operazioni.

E’ stato accertato l’acquisto di quasi 500 prestigiose autovetture estere da parte della concessionaria astigiana nonché la contestuale vendita di altrettanti mezzi di marche nazionali, tutto documentato da fatture false, riguardanti gli irregolari passaggi commerciali, per un ammontare di  circa 80 milioni di euro.

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