“Canelli Domani” per il Progetto Unesco fa tappa a San Marzano

Venerdì 19 giugno, è stato presentato dall’associazione “Canelli domani” il sesto incontro sul Progetto Unesco, nell’ex chiesa dei Battuti di San Marzano Oliveto. Il sindaco Giovanni Scagliola ha introdotto l’incontro, a cui hanno partecipato: Renzo Vallarino Gancia, presidente dell’associazione “Canelli domani”, il dirigente scolastico Palmina Stanga, la dott. Maria Antonia Pistone, la dott. Patrizia Cirio. Presenti anche l’imprenditrice Miranda Bocchino e il notaio Andrea Battaglia.

Renzo Vallarino Gancia, puntualizzato che si tratta di “un’associazione di persone libere, non di un partito”, ha sottolineato che ha come scopo la “promozione di un territorio più ampio delle due Comunità collinari”. Ha parlato delle prospettive turistiche (valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti) che si aprirebbero con il riconoscimento da parte dell’Unesco e l’inserimento dell’area tra i luoghi appartenenti al patrimonio dell’umanità.

La dott.ssa Cirio ha analizzato l’unicità dei luoghi entrati a far parte del patrimonio dell’umanità (800 siti in tutto il mondo), parlando di ‘paesaggio dinamico’ e di ‘economia dinamica’ caratterizzati dalla storicità e dalla continuità dell’intervento umano.

“Il paesaggio viticolo – ha ricordato – è sopravvissuto al crollo dell’impero romano grazie ai monasteri e, successivamente, ai liberi Comuni, fino a Napoleone Bonaparte, allorché il contadino si affrancò diventando piccolo proprietario e si affermò la parcellizzazione dei terreni. Nel 1856, si contavano 10 mila aziende agricole nella zona del Moscato. Una storia di fatica e di mentalità, che ha riscontri letterari di storie singole e collettive, fatte di credenze, di pratiche anche mediche.”

La dott.ssa Stanga si è soffermata quindi sulla Canelli sotterranea, quella delle cantine storiche costruite tra Ottocento e Novecento, testimonianza di un’epoca e di una sapiente tecnologia costruttiva. Per questo, nel 2003, l’allora sindaco di Canelli Oscar Bielli avanzò l’idea di porre la candidatura al riconoscimento da parte dell’Unesco. Il progetto, successivamente, si allargò a comprendere i paesaggi vitivinicoli delle tre province piemontesi di Alessandria, Asti e Cuneo. La perimetrazione del territorio, condotta attraverso numerosi sopralluoghi, si concluse nel 2006; l’iter nel 2008 con la firma della convenzione fra Provincia, Regione Piemonte e Stato in cui furono definiti gli interventi da attuare e il piano di gestione dei vincoli.

Infine è intervenuto il prof. De Vecchi della Facoltà di Agraria di Torino, che si è soffermato sull’importanza del paesaggio e sul ‘bisogno di paesaggio’: “L’agricoltura ha il ruolo di produrre beni primari, ma anche paesaggio. Quando l’eccellenza dei beni prodotti si coniuga con la bellezza del paesaggio, si hanno risultati estetici ed economici. Che cosa richiede l’Unesco? Essere un esempio eminente dell’interazione umana con l’ambiente, una testimonianza unica ed eccezionale di una tradizione culturale e di civiltà. Quali azioni intraprendere? Per usare uno slogan: ‘Via i capannoni dai vigneti’. Il paesaggio costituisce una risorsa favorevole all’attività economica se gestito, salvaguardato e pianificato in modo adeguato.”

“L’Italia – ha poi evidenziato la dott.ssa Pistone – precede Francia, Spagna e Cina, nell’elenco delle 147 nazioni con il maggior numero di siti protetti. Per ottenere l’importante riconoscimento per le nostre colline è necessario rispettare e far rispettare alcune disposizioni normative. I Comuni inclusi nel progetto Unesco devono attenersi al rispetto di alcune prescrizioni e regole necessarie a tutelare e valorizzare il patrimonio. Tali prescrizioni però sono dettate dal buon senso e prevedono la tutela di quello che c’è, senza stravolgere l’esistente. Riguarda dunque l’altezza degli edifici da costruire, la larghezza delle strade, l’interramento dei cavi elettrici e telefonici, ecc. La Regione dovrà predisporre sostegni per realizzarli.”

Quanto ai tempi – ha riferito Renzo Vallarino Gancia – che ha avuto qualche giorno prima contatti a Parigi, ha parlato delle ultime verifiche, in particolare un confronto tra le mappe del 1886 con quelle di 7-8 anni fa per accertare il tipo di struttura agricola che si è affermata nel tempo. A conclusione di questa verifica, la candidatura dell’Italia potrebbe essere accolta nel 2010.